Mi chiedo cosa spinga il Prof. Garattini ad avere una ostilità cosi profonda contro l’agricoltura biologica, ostilità che manifestò già qualche anno fa, attaccando il biologico in merito al batterio killer, motivo per cui ebbe una esauriente replica dall’allora presidente AIAB Alberto Ferrante.
Ma veniamo ad oggi, in cui il report pubblicato nel 2014 dall’ISPRA che ha eseguito il monitoraggio delle acque superficiali e profonde, parla di 175 diverse sostanze rilevate e tra i primi contaminanti troviamo i soliti noti, pesticidi ampiamente usati in agricoltura convenzionale e altamente tossici o probabili cancerogeni come il glifosato (IARC, Classe 2 A) persistenti nell’ambiente, e responsabili della sterilità dei terreni stessi, in cui la biodiversità è praticamente scomparsa, mettendo in crisi in alcune aree la produzione. Nonostante questo però, un nuovo attacco del prof. Garattini al BIOLOGICO, affermando che non ha nulla di diverso da un prodotto convenzionale. Eppure esistono studi che parlano di diversi contenuti di polifenoli e minore esposizione a pesticidi e soprattutto al cadmio che è un metallo pesante e cancerogeno. E questo che cito non è uno studio ma una meta-analisi ossia la revisione di 343 lavori pubblicati ( Br J Nutr. 2014; 112(5):794-811) ma non è tutto, non mi fermerei solo al vantaggio del contenuto nutraceutico e della minore esposizione a pesticidi mangiando bio, ma mi soffermerei sui rischi di chi produce utilizzando pesticidi tossici, mutageni e in alcuni casi anche interferenti endocrini e di chi è esposto a queste sostanze per residenzialità, vivendo a stretto contatto con queste aree agricole. Qui gli studi sui rischi aumentati di linfomi, mielomi degli agricoltori sono molti, e ricorderei al professore che in Francia un agricoltore che si ammala di Parkinson, ha diritto ad una pensione in quanto riconosciuta patologia da lavoro. Ricorderei anche uno studio pubblicato su Pediatrics 2015, in cui l’esposizione residenziale ad erbicidi nei bambini aumenta del doppio il rischio di tumore cerebrale. Chi vive nei pressi di queste aree altamente irrorate, ha i pesticidi che entrano in casa, si accumulano nella polvere e diventano degli esposti cronici. Questa esposizione è reale perché si trovano metaboliti dei pesticidi nelle urine dei residenti, e vengono alterati alcuni sistemi di difesa e detossificazione del DNA (Alleva et al. Molecular Nutrition and Food Research in press;) sia negli adulti che nei bambini come emerge da un recentissimo studio, in cui il danno genotossico al DNA indotto da pesticidi organofosfati è correlato al tempo di esposizione residenziale a questa classe di pesticidi e anche al frequente consumo di alcuni alimenti che ne contengono i residui come le mele, e anche in questo caso il monitoraggio urinario, mostra la presenza di metaboliti nelle urine ( Int J Occup Environ Med 2016;7:42-51). In un momento in cui l’OMS con un report dichiara che ogni anno, le morti di 1.7 milioni di bambini al di sotto di 5 anni e 4.9 milioni di adulti di età compresa tra 50 e 75 anni potrebbero essere prevenute con una migliore gestione dell’ambiente, tra cui l’agricoltura, perchè attaccare il BIO e non chi utilizza pesticidi altamente tossici? Qualche studio pubblicato, sopratutto sui bambini ha mostrato come passando da una dieta con prodotti convenzionali ad una dieta con prodotti biologici , i metaboliti urinari dei pesticidi diminuiscono fino a scomparire in alcuni casi. Direi al prof, Garattini che non è il BIO ad essere un “falso” e che non è giusto banalizzare e dire che prodotti bio non hanno nulla di diverso, sono tanti gli studi anche sui grani, che attestano un miglior proflilo polifenolico in quelli biologici rispetto ai convenzionali, ed i polifenoli sono prodotti dall’attivazione del metabolismo secondario della pianta, inibito spesso da eccessivi trattamenti chimici. E’ pur vero che esistono anche delle truffe, ma il settore alimentare convenzionale non è esente: è notizia di oggi ad esempio che gli uomini del Corpo forestale dello Stato della Puglia hanno denunciato per frode nell’esercizio del commercio e somministrazione di sostanze alterate, 14 imprenditori pugliesi e del Centro-Nord Italia e hanno sequestrato oltre 10 mila quintali di semola, ricavata essenzialmente da grano non italiano, per fare pasta, pane e merende, destinate ai pasti nelle scuole con bimbi dai 2 ai 3 anni, che presentava livelli di piombo superiori ai limiti consentiti. In due formati di pasta per bambini, era presente anche il deossinivalenolo, una micotossina dotata di immunotossicità. Infine, più di un terzo del pane di semola di grano duro campionato, presentava livelli di micotossine e di metalli pesanti (piombo e cadmio) molto superiore ai limiti previsti per legge per alimenti dedicati alla fascia di età 0-3 anni (in cui i limiti dei contaminanti devono essere per legge sensibilmente inferiori rispetto agli alimenti per gli adulti per la particolare vulnerabilità). Cosa ancor più grave in una ditta privata, che prepara pasti per le mense scolastiche per bambini di 2- 3 anni, è stato accertato l’uso di pasta, pane e merende con piombo superiore ai limiti consentiti. Per questo io credo che in un momento in cui è cosi evidente che la qualità dell’ambiente e degli alimenti che consumiamo, sono importanti strumenti di prevenzione non si può pensare di continuare sostenere metodi intensivi di produzione, ma è invece improrogabile, la conversione in modelli agricoli che siano più sostenibili per l’ambiente, meno pericolosi per chi produce e vive in aree agricole e più sani per chi li consuma. Ecco perché sosterrò sempre il BIOLOGICO.
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