Dieta, fertilità e gravidanza: nuovo studio punta il dito sui residui di pesticidi negli alimenti


Sono diversi gli studi che hanno evidenziato un aumento del rischio di infertilità o di complicanze della gravidanza, in donne che erano esposte a pesticidi o per motivi occupazionali o residenziali, mentre fino ad oggi non era stato pubblicato alcuno studio che valutasse l’effetto del consumo di frutta e verdura contenenti residui di pesticidi, anche nei limiti stabiliti per legge, e fertilità, considerando che, per la maggior parte della popolazione la dieta è la maggior fonte di esposizione a pesticidi.

Lo ha fatto questo nuovo studio, pubblicato su una importante rivista internazionale JAMA Intern Med. 2018;178(1):17-26. Lo studio prospettico di coorte Environment and Reproductive Health (EARTH) è stato effettato su 325 donne, che si sono sottoposte alle tecniche di riproduzione assistita (ART). Prima di intraprendere le terapie, alle donne è stato fornito un questionario per la valutazione dei consumi alimentari pre-concezionali, mediante il quale era possibile identificare due pattern alimentari, dieta occidentale e quella che viene definita dieta “prudente”o healthy per l’elevato consumo di frutta e verdura

Come è stata valutata l’esposizione a pesticidi? Per valutare quanti pesticidi erano stati ingeriti dalle donne, gli autori usato i rapporti annuali dal Dipartimento degli affari agricoli Pesticide Data Program (PDP), in cui sono classificati gli alimenti vegetali in base al loro stato contenuto medio di residui di pesticidi, e sono stati considerati tre livelli di contaminazione per valutare frutta e verdura analizzati: 1) la percentuale di campioni senza pesticidi rilevabili, 2) la percentuale di campioni con residui di pesticidi che superano il livello di tolleranza, 3) la percentuale di campioni con multiresiduo (3 o più pesticidi rilevabili). I dati sui residui provenienti dalle relazioni annuali del PDD sono stati presi per il periodo dal 2006 al 2015, corrispondente periodo di arruolamento e compilazione del questionario sulla frequenza dei consumi alimentari (FFQ) da parte delle pazienti.  Per valutare l’impatto del singolo alimento sul rischio espositivo, gli autori hanno poi classificato gli alimenti in base ai residui – bassi se il punteggio era minore di 4- alti se il punteggio era superiore a 4, e basandosi su questo criterio, 14 alimenti sono stati classificati con elevato residuo di pesticidi elevati e 22 come basso residuo di pesticidi (Tabella 1). Colpisce come tra gli alimenti ad elevata contaminazione ci siano le mele, fragole,prugne, pesche, spinaci, peperoni in perfetto accordo con dati presentati da altri lavori

Cosa è emerso dallo studio?  L’esposizione ad alimenti con contenuto elevato di pesticidi, attraverso la normale dieta-riduce significativamente la probabilità di avere una gravidanza o un life birth (possibilità di partorire un feto alla 20° settimana). In particolare le donne che consumavano circa ≥2.3 porzioni al giorno di vegetali ad alto contenuto di pesticidi avevano il 18% di probabilità in meno di avere una gravidanza, e il 26% in meno di avere un parto alla 20ma settimana (live birth). Inoltre gli autori hanno osservato che il rischio di perdita di gravidanza aumentava linearmente in associazione ad una dieta ad elevato contenuto di pesticidi, arrivando fino al 34% di rischio. Questo dato è coerente con un altro studio pubblicato da Greenlee e colleghi, in cui a dosi considerate non tossiche per somministrazione orale, i pesticidi sopprimevano la proliferazione delle cellule nell’organismo in formazione , che risultava nella morte dell’embrione e perdita della gravidanza: è possibile quindi che i pesticidi possano influenzare l’impianto e lo sviluppo dell’embrione che è noto essere altamente suscettibile a qualsiasi malformazione

Il dato più importante che osservano gli autori è che sostituendo una sola porzione di vegetali ad elevato contenuto di pesticidi, con una porzione di vegetali a basso -o nullo contenuto di pesticidi, si ha un aumento di probabilità di successo dell’80% sia per la gravidanza clinica che per il life birth. Alcune forme di aborto e pre-eclampsia erano già state associate a disfunzioni della palcenta indotte da stress ossidativo, e i pesticidi possono indurre disfunzioni placentari, quindi spiegando i risultati dello studio. E proprio a supporto che la dieta biologica è protettiva, uno studio molto simile a questo e condotto su 28993 donne in gravidanza ha dimostrato che chi consumava alimenti biologici aveva un ridotto rischio di pre-eclampsia (https://www.renataalleva.it/gravidanza-e-rischio-gestosi-nuovo-studio-conferma-limportanza-di-mangiare-bio/)

La scelta degli alimenti  si conferma una variabile importante, e questo studio dimostra che una dieta definita “healthy” grazie all’elevato consumo di vegetali, in realtà è anche una fonte di esposizione importante ai pesticidi, se frutta e verdura sono di agricoltura convenzionale e non sono di agricoltura biologica, come dimostrato da un precedente studio degli stessi autori che trovava pesticidi dosabili nel sangue di tutti i volontari arruolati. E questo è un punto molto critico, visto che molti pesticidi usati in agricoltura convenzionale, hanno effetti deleteri sull’apparato riproduttore, diminuendo la fertilità, aumentando i rischi di aborti spontanei, o sviluppo di anomalie nel feto. Sebbene anche in Europa, i residui negli alimenti siano regolamentati dai livelli massimi residuali (LMR), la preoccupazione crescente è che tali limiti vengano superati, se nella dieta individuale sono presenti più alimenti ad elevato contenuto di residui.

Sulla base di questo studio cosa consigliare ad una donna in procinto di avere un a gravidanza. Sicuramente che la qualità della dieta è un fattore importante e deve non solo essere attenta nelle quantità ma anche nella qualità: poichè sia le donne che i feti sono particolarmente sensibili all’effetto dei pesticidi, una dieta priva di pesticidi, con alimenti biologici è raccomandabile come  prevenzione.

 

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