Dallo svezzamento, alle età successive dei primi pasti nelle mense scolastiche, gli alimenti per il bambino sono fonte di nutrimento, ma anche di esposizione a inquinanti alimentari, quali i pesticidi o altre tossine che possono essere presenti se la qualità è scadente. E purtroppo la qualità delle mense non eccelle se si pensa che tra il 2015 e il 2016, dai 2.600 controlli effettuati dai Nas sulle mense scolastiche di tutta Italia, sono emerse gravi irregolarità, quali cattive condizioni igienico-sanitari nei luoghi di preparazione e stoccaggio dei cibi e la mancata tracciabilità degli stessi. Il 25% delle mense è risultato non essere conforme per la qualità degli alimenti- con utilizzo di materie prime scadenti o inferiori rispetto al capitolato d’appalto- per requisiti nutrizionali, per etichettatura non corretta o per modalità di fornitura irregolari che riguardavano prodotti come pesce, carni, formaggi, frutta, verdura, olio e pane. In particolare a Brescia i NAS hanno segnalato il legale responsabile di una società incaricata del confezionamento dei pasti destinati ad una scuola materna per aver fornito alimenti diversi, per qualità ed origine, da quelli previsti dal capitolato (alimenti di agricoltura convenzionale (in cui c’è più rischio di residui di pesticidi), anziché biologica; ad Ancona, invece, hanno sequestrato 3.700 Kg. di prodotti carnei, classificati come sottoprodotti di origine animale e privi di indicazioni utili alla loro rintracciabilità, rinvenuti all’interno di celle frigorifere autorizzate allo stoccaggio di soli prodotti carnei freschi. Il titolare si approvvigionava di alimenti prossimi alla scadenza e, dopo averli riconfezionati, rietichettati e attribuito in maniera artificiosa una nuova data di scadenza, indebitamente, li sottoponeva a procedura di congelamento per fornirli successivamente alle mense come freschi. E ancora a Firenze le materie prime utilizzate nella preparazione dei pasti presso mense scolastiche della città e in altre province toscane, sono risultate di qualità inferiore a quelle prescritte nel capitolato d’appalto (olio extra-vergine di oliva di provenienza comunitaria anziché nazionale, formaggio DOP di stagionatura inferiore a quella richiesta, pollo di classe B anziché pollo di classe A), mentre a Perugia alimenti pericolosi sono stati sequestrati alimenti nocivi per la salute pubblica (prosciutto cotto e frittata contaminati da listeria monocytogenes e staffilococchi, yogurt scaduto di validità e pane con muffa).
Emerge insomma un triste panorama, sebbene anche la consapevolezza che controlli vengono effettuati. Ma una mensa di qualità esiste? Sembra proprio di si ed è nelle Marche: la città di Jesi, è risultata la migliore della rete nazionale delle commissioni mense, per qualità degli alimenti utilizzati, tutti BIO per scelta capitolare. Il successo sembrerebbe essere dovuto al fatto che gli oltre 1600 pranzi e merende giornaliere vengono preparati con cura in una sola cucina e nel lavoror di gruppo esercitato dai docenti che testano e mangiano i pasti forniti agli studenti. Anche in termini di costi, sembra che il modello sia vincente, avendo pasti BIO che oscillano tra 2 e 6 euro, mentre la qualità delle forniture viene assicurata con forti sanzioni in caso si riscontrassero irregolarità. Un possibile esempio da seguire?
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