Sono sempre di più gli studi che correlano l’esposizione ambientale ai pesticidi e salute umana e questo a maggior ragione riguarda gli agricoltori, e per i quali in Francia, il Parkinson è stata riconosciuta come malattia da lavoro, essendo ormai accertato il ruolo di neurotossicità di alcuni fitofarmaci usati in agricoltura convenzionale. L’esposizione a pesticidi però avviene anche per motivi residenziali, ad esempio chi vive in aree coltivate ha una esposizione maggiore, o attraverso gli alimenti in cui residui di pesticidi possono suscitare qualche preoccupazione, soprattutto a causa del multiresiduo, ossia la presenza di più classi di questi composti all’interno di uno stesso alimento. L’ultimo rapporto di Legambiente, che risale ormai al 2011, aveva trovato la contemporanea presenza, da 5 a 9, di diversi fitofarmaci nell’uva, nelle mele, nelle arance e pere, sebbene queste sostanze fossero al di sotto dei limite di sicurezza imposto per legge (MLR). L’utilizzo di questo parametro come indice di sicurezza, in realtà desta qualche perplessità, sopratutto perchè valuta la singola sostanza e non tiene conto della possibile interazione tra i vari pesticidi, e non meno rilevante è il fatto che sia stato messo a punto per un organismo adulto e non tiene conto dei bambini, che in realtà sono più esposti alla tossicità dei fitofarmaci. Il motivo principale è perchè, in relazione alla massa corporea mangiano più di un adulto, e sopratutto hanno sistemi di difesa meno efficienti di un adulto. Ad esempio i bambini rispetto ad un adulto hanno livelli molto bassi di enzimi epatici come il citocromo P450 (CYP450) e la paraoxonasi (PON-1) che svolgono un ruolo chiave per la detossificazione dai pesticidi. La PON-1, particolarmente importante per la detossificazione da pesticidi organofosforici (clorpirifos) presenta un polimorfismo genetico, per cui esistono forme più efficienti e meno efficienti, vale a dire che alla attività ridotta in età pediatrica, si aggiunge la sensibilità individuale, fatto che diventa rilevante sopratutto nel periodo pre-natale, in cui se la mamma è esposta per via trans-placentare i pesticidi raggiungono il feto sul quale l’azione neurotossica può essere deleteria a causa della elevata suscettibilità in questo momento evolutivo. Molti sono gli studi che hanno correlato i difetti nello sviluppo genitale, autismo, basso quoziente intellettivo, tumori nei bambini nati da madri esposte ai pesticidi nel periodo gestazionale. Diventa prioritario quindi prevenire e sopratutto sostenere campagne per l’eliminazione di pesticidi sistemici dalla produzione alimentare e i vantaggi ci sarebbero. Una suggestiva campagna, fatta dalla COOP svedese, mirata a promuovere il consumo di prodotti Biologici, ha condotto un esperimento su una famiglia, che mangiava alimenti non biologici adducendo come motivazione l’elevato costo del BIO. Alla famiglia è stato proposto di sottoporsi ad una dieta solo con alimenti BIO per 2 settimane:prima di iniziare e alla fine dell’esperimento sono stati raccolti campioni di urine dai 5 partecipanti tra cui 3 bambini, sui quali sono stati effettuati dosaggi per evidenziare residui di pesticidi. I risultati hanno mostrato la presenza di pesticidi, in particolare, insetticidi, funghicidi nelle urine di tutti i membri della famiglia prima di iniziare la dieta e solo dopo due settimane di dieta strettamente biologica, i livelli di tali sostanze nelle urine diminuiscono notevolmente. Sebbene questo esperimento sia stato di notevole impatto mediatico, esistono già studi scientifici pubblicati sul ruolo della dieta con prodotti biologi nel ridurre efficientemente il rischio di esposizione a pesticidi in bambini e adulti. (1,2). Una riduzione dei livelli di più del doppio per una specifica classe di organofosfati, è dimostrato benissimo da un recente studio * effettuato su una popolazione ben più numerosa, di 4466 partecipanti. Tra gli organofosfati,il clorpirifos, è un agente neurotossico ed interferente endocrino che esercita un effetto importante su categorie vulnerabili come le donne in gravidanza, il feto e i bambini; studi sperimentali mostrano come, in queste fasi, il clorpirifos possa interferire in maniera permanente con il sistema ormonale e con lo sviluppo neuro-comportamentale. Dove viene utilizzato? L’agricoltura convenzionale lo impiega per la produzione di verdure, frumento, diversi tipi di frutta, in particolare mele e uva, e in questo periodo in molte zone stanno iniziando i trattamenti. E’ evidente che la campagna della COOP vuole farci riflettere su vari aspetti: c’è una esposizione cronica ai pesticidi e per la maggior parte della popolazione il cibo è il maggior veicolo; i prodotti biologici sono più sicuri per la salute di adulti e bambini; attualmente c’è ancora un divario importante di costo tra convenzionale e biologico sopratutto per alcuni prodotti, e visto l’impatto per la salute, il prodotto biologico non può essere solo consumato dalle fasce di popolazione più abbiente, ed ultima non meno importante, le mense scolastiche delle materne e primarie devono garantire alimenti biologici. La soluzione non può limitarsi quindi solo a promuovere il consumo di prodotti biologici, ma ad incentivare politiche per sostenere ed incoraggiare la conversione della produzione chimica in biologica: questa è la vera campagna di prevenzione da attuare.
1.Chensheng Lu; Kathryn Toepel; Rene Irish; Richard A. Fenske; Dana B. Barr; Roberto Bravo. Organic Diets Significant Lower Children’s Dietary Exposure to Organophosphorus Pesticides Environ Health Perspect. 2006;114(2):260-3
2.Curl CL1, Beresford SA, Fenske RA, Fitzpatrick AL, Lu C, Nettleton JA, Kaufman JD. Estimating Pesticide Exposure from Dietary Intake and Organic Food Choices: The Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis (MESA).Environ Health Perspect. 2015 May;123(5):475-83.
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