Bambini vegetariani: cosa è necessario sapere per crescere in salute


Il numero di persone che sceglie di seguire una dieta vegetariana, è in crescente aumento ed in Italia i vegetariani sono circa il 10% della popolazione. Alcuni  optano per questa scelta per motivi  etici, alcuni  per motivi ambientali derivanti dall’impatto ecologico degli allevamenti intensivi, che comportato il depauperamento di molte risorse del pianeta, prime tra tutte quelle idriche. Tuttavia la maggior parte delle persone  sceglie di seguire una dieta vegetariana per motivi salutistici: sono molti ormai  gli studi scientifici 1,2, che hanno evidenziato come una dieta basata soprattutto su verdura, frutta, cereali integrali sia più efficace nella prevenzione di patologie cronico degenerative, incluse  il diabete, le malattie cardiovascolari e i tumori, rispetto alla comune dieta occidentale, basata su un largo consumo di prodotti animali. Questo crescente fenomeno, ha determinato un cambio radicale anche per il pediatra, che oggi  si trova ad affrontare le problematiche della scelta vegetariana delle famiglie, con  un numero crescente di bambini che devono essere accolti senza prevenzione, e seguiti in questa scelta, che inizia  spesso dallo svezzamento, per condurre un regime equilibrato che non li esponga a rischi di carenze nutrizionali. Per far ciò è necessario distinguere la dieta vegetariana in due principali stili alimentari: la dieta latto-ovo-vegetariana che include prodotti animali come uova latte, formaggi, miele e quella più restrittiva vegana, che esclude tutti i prodotti animali, incluso il miele. L’American Dietetic Association, (ADA)  ha espresso una posizione ferma3,  dichiarando che le diete vegetariane, sono salutari e nutrizionalmente adeguate in tutte le fasi della vita, a partire dalla gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia, purchè  correttamente pianificate, per non incorrere in carenze nutrizionali,  aspetto quest’ultimo  che riguarda peraltro qualsiasi dieta inclusa quella onnivora.  Negli ultimi anni sono state proposte varie raccomandazioni e linee guida per la pianificazione della dieta  vegetariana, che in linea generale è basata sull’utilizzo di cereali semi- o totalmente integrali, a basso indice glicemico, includendo una grande varietà di cereali, quali riso, farro, orzo,  avena, miglio e pseudo-cerali quinoa, grano saraceno che devono essere almeno 7 porzioni al giorno,  preferibilmente associate con i legumi, in modo da completare le rispettive carenze di aminoacidi essenziali, (metionina per i legumi, lisina per i cereali). I legumi, che per i vegani, sono la principale fonte di proteine, contengono i fitati, sostanze che limitano l’assorbimento di minerali quali zinco, ferro, calcio, magnesio, ma che possono essere facilmente ridotti o totalmente eliminati con lungo ammollo prima della cottura. Solo per i bambini vegani, vista la minore digeribilità delle proteine vegetali, viene raccomandato un aumento dei fabbisogni proteici ( 15% delle calorie totali), rispetto alle raccomandazioni rivolte alla popolazione generale. Per l’apporto di grassi, si predilige l’olio extravergine di oliva integrato con olio di semi di lino, per apporto degli acidi grassi polinsaturi essenziali , omega-3,  contenuti anche nelle noci, che insieme ai semi oleosi sono parte integrante della dieta vegetariana, perché sono una ottima fonte di acido alfa-linoleico (LA), precursore degli acidi grassi omega-6. Diversamente, le fonti vegetali di acido alfa-linolenico (ALA)sono piuttosto ridotte, e i vegetariani potrebbero incorrere in carenze di EPA e DHA, due acidi grassi essenziali, pertanto è consigliabile aumentare la quantità di cibi che lo contengono, che sono  semi di Chia,  semi del kiwi, semi di Perilla,  semi di lino, olio di semi di lino, semi di  mirtillo rosso, olio di canapa,  noci, olio di noce) o ricorrere ad una integrazione, che peraltro nel caso del DHA viene spesso prevista durante la gravidanza in tutte le donne indipendentemente dal regime alimentare per l’importanza che svolge nello sviluppo cerebrale e salute cardiovascolare. Per la maggior parte di vitamine, i bambini vegetariani non  sono a rischio di carenze rispetto ai bambini non vegetariani, in quanto consumano maggiori quantità di  frutta e verdura ( circa 5 porzioni al giorno), quest’ultima  è consigliabile cruda. Analogamente accade per l’ assunzione di minerali, quali il ferro, calcio e zinco, non sembrano esserci particolari differenze, anche grazie a modalità di trattamento gastronomico che può facilitarne l’assunzione (oltre all’ eliminazione dei fitati,l’aggiunta di limone sui legumi  facilita l’assunzione di  ferro). Una particolare attenzione va invece rivolta  alla vitamina D e vitamina B12 che nei regimi vegani, possono essere carenti perché presenti solo in prodotti animali: per quanto riguarda la prima, va però specificato che gran parte della sua assunzione dipende soprattutto dalla luce solare e la dieta incide solo per  un 10% per cui sarà facile riscontrare una carenza sia in bambini vegani che non vegani; in ogni caso, se carente,  va integrata vista l’importanza per lo sviluppo osseo e per la salute in generale. La Vitamina B12, invece va sicuramente integrata e l’utilizzo di alimenti fortificati va comunque raccomandato nei vegani, e sopratutto nelle donne in gravidanza,  che escludendo tutti i prodotti animali, non hanno fonti alimentari per assumerla. Relativamente agli aspetti salutistici delle diete vegetariane, resta invece un argomento ancora poco affrontato da tutta la comunità scientifica, il ruolo dei pesticidi nella catena alimentare, in particolare l’effetto di tossicità cronica e di interferenza endocrina che molti di questi composto possono indurre sopratutto nei  bambini che sono i più sensibili, motivo per cui chi decide di seguire una dieta vegetariana deve essere informato dei rischi del multiresiduo ormai accertati in molti alimenti provenienti da produzioni convenzionali, con largo impiego di pesticidi tossici. Dal cibo, i pesticidi passano nell’organismo umano come dimostrato da vari studi di monitoraggio nei bambini, nelle cui urine sono stati trovati vari pesticidi, il più frequente è il clorpirifos4. Uno studio francese ha dimostrato come proprio i vegetariani siano maggiormente esposti ai pesticidi attraverso la dieta, rispetto alla popolazione generale5. In tale ottica, la scelta del prodotto biologico, diventa parte integrante della scelta vegetariana, sia perché elimina il rischio di ingerire residui di pesticidi, ma anche perché alcuni studi ne hanno attestato il maggior contenuto vitaminico e nutraceutico5

  1. JAMA Intern.Med. 2013 June
  2. Cancer Epidemiol. Biomarkers Prev. 2013
  3. J Am Diet Assoc. 2009; 109: 1266-1282
  4. Environ Res. 2014 May;131:77-85.
  5. Br J Nutr. 2014 Sep 14;112(5):794-811
  6. Food Addit Contam Part A Chem Anal Control Expo Risk Assess. 2009
Precedenti EXPO e Pesticidi: il 26 Maggio se ne parlerà all'università Politecnica delle Marche
Nuovi Hamburger di melanzane

Nessun Commento

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *